Il silenzio è d’oro, anche nelle presentazioni
Un bel respiro, breve pausa, e si parte: una mitragliata di parole che dura 20 minuti.
Molte presentazioni sono così, una sola direzione di comunicazione (dal presentatore al pubblico) e il minor numero possibile di pause, quasi a dire: “se mi fermo sono perduto”.
Snocciolare 175 parole al minuto (questa è la velocità massima che abbiamo quando parliamo) in un fiume comunicativo ininterrotto è il miglior modo per annoiare il pubblico e non far comprendere la tua idea.
Tendiamo a sottovalutarle, ma le pause sono un elemento chiave per migliorare la nostra efficacia quando parliamo in pubblico. Non sono un “vuoto pesante” da gestire con imbarazzo, ma un’arma potente che ha molteplici scopi:
- Sottolineano un passaggio importante della presentazione.
Creano quell’interruzione che fornisce un effetto teatrale e evidenzia un’affermazione o un concetto. Le pause lasciano i punti di sospensione e danno peso all’ultima frase pronunciata. - Concedono alle persone il tempo di assorbire l’informazione.
Permettono di riflettere su quanto hai detto. Lasciano al pubblico il tempo di appropriarsi della tua idea, di ri-elaborarla così che, a poco a poco, l’idea diventa loro. In questo modo chi ti ascolta comprenderà meglio cosa stai dicendo. - Lasciano spazio per le domande.
Se qualcosa non è chiaro, una pausa lascia spazio per le domande. É un passaggio fondamentale per garantire che il pubblico capisca quello che stai dicendo e per dare la possibilità di contribuire attivamente alla presentazione.
Il silenzio è d’oro anche quando parliamo in pubblico, sembra contro intuitivo, ma stare in silenzio per qualche secondo ha enormi vantaggi quando si tratta di persuadere qualcuno.
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