Lo scemo del villaggio. Il solito ubriacone. Ma oggi hanno aperto le gabbie?

È questo quello che penseresti se qualcuno ti fermasse per strada e ti dicesse: “Dai, mandiamo 1 milione di persone a colonizzare Marte”.

A fermarti sul marciapiede, però, non è uno qualunque, è un imprenditore sudafricano di nome Elon Musk che sa dare forma concreta alle sue follie. Non a caso, in soli 45 anni di vita, ha già fondato aziende rivoluzionarie come PayPal, Tesla Car, Solar City e SpaceX. Allora ti viene il sospetto che ti conviene fermarti, lì sulla strada con lui, e ascoltare meglio quello che ha da dirti.

Se poi la “strada” equivale ad una sala gremita di gente al 67esimo congresso internazionale di astronautica, la questione si fa ancora più interessante.

In un’ora e mezza di speech, Elon Musk ha descritto il suo piano per colonizzare Marte: la tecnologia e gli strumenti che serviranno, le sfide già risolte e le molte che ancora devono essere superate per portarci sul Pianeta rosso.

Quello che mi ha impressionato di più della presentazione di Musk è la quantità di informazioni scientifiche (e complicate) che è riuscito a far digerire al proprio pubblico. La qualità delle slide (qui il link per il download http://www.spacex.com/mars) è stata come sempre eccellente, ma l’argomento presentava sfide espositive equivalenti al monte Everest del public Speaking.

Le spiegazioni tecniche, fisiche e chimiche non muovono tifoserie da stadio: difficilmente ci possiamo esaltare davanti ad una slide che analizza i vantaggi del Cryo-Merhanox, come propellente, rispetto all’idrogeno o al kerosene.

Proprio qui sta l’abilità narrativa di Musk: è riuscito ad alternare contenuti “facili” a spiegazioni tecniche che a prima vista sembravano impresentabili ad un pubblico di non addetti ai lavori.

Non si è mai soffermato troppo a lungo sulle slide complicate, impedendo agli ascoltatori di sentirsi inadatti a capire l’argomento. Ha semplificato senza banalizzare. Ha anche raccontato la storia di SpaceX, parlando delle tappe più significative e dei fallimenti che hanno affrontato. Ha dato così un feeling più umano a tutta la presentazione


Questo suo alternare contenuti aspirazionali (“andiamo a colonizzare!” direbbe Rovazzi), spiegazioni tecniche e video dimostrativi ha reso fruibile una presentazione che altrimenti sarebbe stata pesantissima.

La domanda che mi sono fatto alla fine della conferenza? Ma quanto si sarà preparato per una presentazione di questo tipo?

Non è un TED Talk da 18 minuti e neppure una presentazione stile Apple, dove in un’ora si alternano più attori sul palco parlando di argomenti sicuramente più leggeri. Immagino quanti giorni di preparazione e prove abbia fatto per un evento del genere. La fatica di semplificare il proprio linguaggio per spiegare concetti complessi (e per lui scontati) ad un pubblico vasto. La rifinitura dei passaggi logici per fare in modo che la presentazione fosse scorrevole. Un lavoro immenso.

Nei giorni successivi alla presentazione ci sono stati commenti negativi sull’intervento di Musk, in particolare sulle domande tecniche e sui quesiti tecnologici a cui non ha ancora dato risposta. Le mie (scarse) conoscenze scientifiche non consentono un’analisi così tecnica, ma una cosa è sicura, almeno dal mio punto di vista: Elon Musk ha fatto intravedere a tutto il genere umano una nuova prospettiva difficilmente pensabile fino a poco fa. Ha spostato gli orizzonti oltre i confini del nostro pianeta. Ci ha fatto sognare.

Che cosa si può chiedere di più ad una presentazione?