Troppo spesso usiamo i numeri come unico fondamento a supporto alle nostre idee durate una presentazione. È facile commettere questo sbaglio e pensare che la solidità del numero renda palese la nostra argomentazione e spinga all’azione chi ci ascolta.

Ma non è così. Non basta mostrare l’andamento del turnover aziendale dei neoassunti (i dipendenti che se ne vanno entro un anno dall’assunzione) per sensibilizzare i manager a una gestione più attenta dei nuovi ingressi.

Il problema del numero è che è asettico, non reca con sé emozione, vederlo proiettato non genera alcuna spinta al cambiamento.

Un dato come quello del turnover mostra solo cosa succede, fotografa un problema che magari non è neppure percepito come problema da chi ascolta. Ma, quando presenti, non vuoi solo mostrare un dato, vuoi motivare le persone a fare qualcosa: trattare meglio i dipendenti, investire di più su chi è appena arrivato, incontrare almeno 4 volte all’anno i neoassunti per chiedere feedback sulla loro gestione, ecc.

In questo caso è più efficace raccontare una storia, quella di Luca, brillante neoassunto che è entrato in azienda un anno fa nel dipartimento Marketing, motivato ed entusiasta. È scappato dopo 9 mesi perché non è riuscito a esprimere il proprio potenziale e a far sentire la sua voce. Luca, infatti, ha parlato solo una volta col proprio responsabile diretto e lo ha fatto il primo giorno di lavoro, poi non l’ha più visto. Luca aveva tante idee che potevano farci migliorare, ma ha desistito perché non si sentiva valorizzato. E pensare che abbiamo investito soldi e tempo per trovare un profilo come quello Luca, candidato ideale per questa posizione.

E Luca non è il solo: negli ultimi 24 mesi se ne sono andate altre 46 persone di alto potenziale per motivi molto simili. Un enorme spreco di tempo e soldi per tutti noi. É inutile attirare talenti con fatica e vederli andar via perché dedichiamo loro poca attenzione una volta che iniziano a lavorare. Per questo che è così importante che ciascun manager dedichi tempo e attenzione ai neoassunti, per assicurarci che i talenti rimangano con noi e ci rendano ancora più competitivi.

Attraverso l’esempio di Luca, ciascun manager richiamerà alla memoria la propria storia: quanto volte ho visto i nuovi assunti del mio Dipartimento; quanta attenzione ho dedicato loro; ci sono mai uscito a pranzo? Si renderà conto che un turnover così alto ha un costo rilevante e che è meglio investire del tempo da subito piuttosto che ricominciare da capo ogni volta. Capirà che è sua responsabilità fare in modo che questo non accada più in futuro.

Per dare un significato al mondo il nostro cervello preferisce di gran lunga le storie agli sterili numeri. Le storie costruiscono connessioni e contesti attorno ai fatti in modo che possiamo ricordarli più facilmente. I numeri ci dicono cosa succede, le storie ci raccontano perché dovrebbe interessarci e che cosa possiamo fare per cambiare il mondo.

Quando usi i numeri come base di partenza per le tue storie l’impatto della presentazione è molto più forte perché unisci il lato razionale con quello più emotivo. Raccontare le storie dietro ai numeri rende più viva una presentazione, cattura l’attenzione del pubblico, lo coinvolge, lo fa appassionare e lo motiva al cambiamento: quando capiamo bene qualcosa – e la ricordiamo – riusciamo anche a comprendere come e perché dovremmo cambiarla, e questo è lo scopo di tutte le presentazioni: permettere al pubblico di comprendere meglio il mondo e di cambiarlo.