Curiosità e presentazioni
Voltaire diceva: “il segreto per essere noiosi è dire tutto.”
La tentazione di riempire tutti i vuoti di chi legge (o ascolta) rende non solo noioso un libro, ma soprattutto una presentazione.
Perché la curiosità è così importante?
Quando presentiamo dimentichiamo l’importanza di stimolare la curiosità. Evolutivamente ci ha portato dall’ignoranza alla conoscenza. La curiosità di esplorare gli ambienti circostanti, di sapere cosa ci fosse nella vallata accanto alla nostra, di scoprire le leggi che governano il mondo fisico e psicologico. Ogni progresso umano è legato alla curiosità, alla voglia di colmare un vuoto conoscitivo.
Spesso trascuriamo l’importanza di questa energia e cadiamo nella trappola di fornire il maggior numero di informazioni possibili. Così togliamo al pubblico il piacere della scoperta e la voglia di colmare i vuoti.
La conoscenza è un processo favorito dalla curiosità. Chiedetelo a qualsiasi (bravo) professore. Più provi a infilare nozioni nella testa degli alunni e più sarà difficile farli imparare. Ma prova a stimolarne la curiosità e andranno da soli a ricercare informazioni, vorranno capire e impareranno meglio i concetti.
La curiosità ci fa fare ipotesi e ci spinge a verificarle ricercando informazioni.
Quindi nelle presentazioni dire tutto è controproducente. È più utile creare curiosità e lasciare che l’audience inizi a ricercare le informazioni all’interno del tuo speech.
Come farlo in modo pratico?
DOMANDE
Puoi iniziare con una domanda e dare la risposta nel corso dello speech. Con una domanda ciascun membro dell’audience darà una propria risposta e vorrà vedere se è quella corretta, confrontarla con quella dello speaker e vedere se concordano o sono differenti.
UN FATTO CURIOSO
Puoi citare un fatto curioso o inaspettato e poi dire che spiegherai come mai è così nei minuti successivi. Per esempio: sapete che 2 su 10 di voi vivranno oltre i 110 anni? Adesso vi dico come e perché…
STORIE
Oppure raccontare una storia per poi terminarla alla fine della presentazione:
“Ero in uno dei colloqui più difficili della mia vita. Stavo dando a un collega un feedback negativo per una serie di comportamenti che non erano in linea con i valori della nostra azienda.
Il feedback stava andando male. Molto male. Tutto quello che avevo detto fino a quel momento era stato interpretato male. La persona non solo era sulla difensiva, si stava anche arrabbiando di brutto rendendo il feedback inutile, e controproducente.
Poi dopo quasi 40 minuti improduttivi, mi è tornata in mente la frase che diceva uno dei più grandi leader che abbia mai conosciuto. Quando ho citato la frase la persona che avevo di fronte ha cambiato atteggiamento, si è rilassata e dopo poco ha iniziato a piangere. Un pianto di apertura, catartico. Era pronta ad ascoltare il feedback per davvero, con il cuore più aperto. La frase che ho citato era: … Ve lo dico tra poco.
In un contesto come questo tutti saranno interessati a conoscere la frase che ha cambiato in modo così repentino l’atteggiamento del collega.
La curiosità ci spinge oltre, ci trasforma in esploratori, vogliamo sapere. Come public speaker dobbiamo creare un vuoto e lasciare che sia il pubblico a volerlo colmare. Così avremo attenzione, potremo mantenerla fino alla fine dello speech e il pubblico ricorderà meglio quello che abbiamo detto.
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